lunedì 15 novembre 2010

IN CLASSE

Accendo il televisore e metto la RAI. Danno un’intervista. É in bianco e nero. Una reposizione, soppongo, di tempo fa. Sono due uomini. Uno in schermo e l’altro fuori di piano. Comincio a ascoltare. Parlano sottovoce. Credeno che così sembreranno più importanti. Passa lo stesso in tutti parti. Anche in Spagna. Il ritmo non è costante, va da lento a rapido e viceversa. Sono due inabili conversatori. Ma mi serve. Poco importa come parlino o ciò che parlino. Sono due italiani parlando e quello basta all’apprendista di lingue. Seguirò ascoltando.

domenica 14 novembre 2010

UN GIORNO DEL CAZZO

I giorni tristi non c’è nessuno nelle strade. Neanche un’alma. Non c’è moto. Non ci sono veicoli transitando. Il vento non muove una foglia. Non si ascolta un suono. L’aria è pesante. La luce, buia. La morte parere a fianco, e le città, già morte. Mette paura. Mi affaccio alla finestra e vedo solo gente triste passeggiando dei cani tristi, forse contagiati dalla tristezza dei loro padroni. Nè un predatore. Nè una prostituta. Nè un forestiero disorientato. Nè un semplice vagabondo in transito. Niente di niente. Così sono i giorni tristi… E che facciamo ora con il bambino que tutti portiamo all’interno, che piange deluso sconsolantemente? Dimi, brutta bestia! Che facciamo ora con lui! Dimi, Abu Dhabi, che facciamo!

giovedì 11 novembre 2010

IL BATTESIMO

Egregi signori/Cari amici:

Non ho mai scritto in italiano. Oggi è il mio battesimo. Vedremo che succede, perchè soltanto alcune settimane fa che vengo studiando e, per giunta, senza professore.

Mi chiamo Pepe Gómiz, spagnolo, adulto, poliedrico e insoddisfatto. Non consumo sposa, ma sì una testa pelata, un baffo canuto*, un alito maleodorante e un tal cattivo umore che né lo stesso diavolo mi sorpassa. Però sono un buon tizio. Già lo comproverete.

Chi consulti un dizionario cercando la locuzione ‘ben bene’ troverà, grossomodo, che sprime ‘molto bene, fatto con cura’. Ed è giusto così, come si affrontano le grandi sfide, che voglio imparare la lingua italiana, la bella lingua del Bel Paese: molto bene e con molta cura. Non altro è lo scopo di questo blog che adesso nasce.

Il viaggio sarà lungo e difficile, e pagherò un alto prezzo per farlo. Il prezzo di spogliarmi l’anima, di spogliare le vostre, de inimicarmi con tanti, di faticarmi fino alla estenuazione, di darlo tutto, di vuotarmi per intero come sempre. Talvolta penso se non estarò andando a caccia di farfalle. Se ogni passo della mia vita non é un vano intento di arrivare a nessuna parte. Di raggiungere la nulla come sempre. Nonostante, e come sempre, aspetto andare lontano in questa nuova… dirò scappatella?

Parleremo di tutto lo parlabile, poichè tutto cammino e tutta materia servono in ugual modo al dilettante. Reclamo da voi solo una cosa: Excusate, per favore, a un povero apprendista d’italofono i suoi molti errori e le sue molte mancanze.

Per ora, più niente.

(* NOTA: Preferisco l’espressione “un baffo canuto” a “dei baffi canuti”, più ortodossa y aggiustata al costume ma di minore forza sonora secondo me.)